Regola#333lachiaveèdentrodite

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LA CHIAVE E’ DENTRO DI TE

Sto camminando lungo una strada che non conosco, un viale alberato e stanco, a più corsie, tipico dei centro città.
Sento di essere a Milano, anche se in realtà Milano non la conosco per niente.
C’è nebbia, una nebbia fitta e polverosa di quelle che si vedono solo nei film.
Di quelle che ti pare di poterla toccare.
Di quelle che ti chiedi se sia nebbia davvero, o piuttosto una nuvola che ha perso l’equilibrio ed è caduta troppo in giù.

Ad un certo punto vedo un fagotto bianco sul bordo del marciapiede.
Mi avvicino, e vedo che si tratta di  un cucciolo di cane che è stato investito e abbandonato sul ciglio.
E’ una femmina. Piccola, bianca e marrone.
La prendo in braccio, e mi accorgo che sta piangendo.
Un pianto sommesso, ma costante, come una litania infinita di lamenti.
Un pianto che mi si attacca nelle orecchie e nella pancia e nel cuore, tanto mi fa star male.
Le prendo il musetto con le mani per guardarla negli occhi, e provo una pena infinita.
Perchè quegli occhi sono i miei.
Quella cagnolina ha i miei occhi.
Non simili o somiglianti, ma proprio i miei.

Inizio a correre per portarla dal veterinario, che si trova in un palazzo antico, buio, pieno di androni scuri.
La scena diventa in bianco e nero.
Il veterinario prende la cagnetta e la porta in una stanza, poi esce e mi dice che ha tutte le ossa spezzate perché è stata investita ripetutamente e da più auto.
Mi dice che non ci sono speranze, la cagnetta morirà.

Da una stanza vedo uscire un ragazzo che conosco appena.
Mi si avvicina, inizia a baciarmi con insolenza.
Io mi scosto, lo allontano, sono infastidita, spaventata.
Lui insiste, tenta di prendermi il viso con le mani ma io lo blocco e gli dico che non posso, perché sto con una persona.
Allora si mette a ridere, e mi dice che quella persona non esiste. E’ solo nella mia mente, ma in realtà non esiste.

Mi sveglio che sto sudando, forse anche piangendo.
Mi sveglio da questo incubo che ancora sento tutte le sensazioni peggiori che mi rullano nelle vene.
La tristezza, la disperazione.
La pena per quella cucciola con i miei occhi, il bisogno di sentire che il mio ragazzo esiste davvero, che questo amore è vero davvero.

Corro in bagno a lavarmi il viso, che poi nascondo dentro all’asciugamani e stringo forte, più per sentirmi al sicuro che per asciugarmi.
Alzo lo sguardo, mi guardo allo specchio.
Sono calma, adesso. Razionale.
Ripenso all’incubo con distacco, mentre gli occhi cadono sul mio ultimo tatuaggio.

La chiave è dentro di te.

Questa frase l’ho pensata, l’ho voluta, ho scelto di imprimerla indelebilmente nella mia pelle.
Eppure non la rispetto.
E come quella cagnolina piena di pena, sto ancora in mezzo alla strada a farmi investire.
E ancora affido agli altri la responsabilità di curarmi, di proteggermi, di volermi bene, di farmi capire quanto valgo e quanto so essere forte.
Ma nell’incubo il messaggio è chiaro: sono stata io stessa a raccogliermi dalla strada.

E allora dovrei smetterla di guardarmi intorno, e cominciare a guardarmi allo specchio e, di conseguenza, dentro.
Perchè l’unica vera risorsa, sta soltanto lì.

La chiave è dentro di te.
Le risposte che cerchi, le conferme di cui hai bisogno, la forza che invidi tanto agli altri, la fortuna che a volte sembra averti girato le spalle; è tutto dentro di te.
Qualsiasi cosa ti accada, dipenderà sempre e solo da te come reagire, e come fare in modo che la tua vita vada da quel momento in avanti.
Puoi ignorarlo o nasconderti dietro a mille scuse o attenuanti, ma la chiave sarà sempre e solo dentro di te.

E prima lo capirai, prima saprai come aprire tutte le porte che ti impediscono di toccare la meta, di raggiungere i tuoi obiettivi, o anche semplicemente di svegliarti senza aver paura di niente e di nessuno, ma posseduta soltanto da una sana ed irrefrenabile e meravigliosa voglia di vivere.

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