Regola#329cercalondaanomala

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CERCA L’ONDA ANOMALA

Lui: Tu si pazz!
Lei: Proprio non ci arrivi, vero?

Ed ecco che i loro mondi si trovano uno a cavalcioni dell’altro, ma non c’è nessuna voglia di giocare.
Si sentono solo terribilmente costretti ad ammettere le loro diversità.
Un’ammissione che spaventa, perché rende tutto ancora più difficile.

L’epicentro, il punto esatto da dove la furia del maremoto ha preso forza e potenza. è stato il cuore di lei; a causarla, un’incomprensione, che lei ha vissuto secondo le sue esperienze, i suoi trascorsi, le muffe rimastele attaccate dalle storie precedenti.

Lui non può saperlo, lei non può reagire diversamente.

Sono seduti in auto, con le portiere aperte per far passare un po’ d’aria.

La rabbia monta, le si dirama per tutto il corpo. La gola si gonfia, gli occhi le scoppiano.
Lo affronta senza mediazioni, senza dolcezza, senza contemplare che ci possa essere anche una spiegazione diversa, razionale, logica.
Innocua.
Lo assale, gli sbatte addosso la certezza di avere ragione.

Lo tsunami li sommerge entrambi, anche se mai come adesso si sentono fatti di una materia così totalmente diversa che sembra impossibile stiano insieme da tutto quel tempo.

E’ da venti minuti che discutono.
Lei si sente un mare in tempesta, parla e si dispera come se il mondo stesse crollando lì, adesso, e come se la colpa fosse soltanto sua.
Lui sbuffa, si guarda intorno, si sente un viandante che osserva il mondo dallo scoglio sbagliato.
Lei lo fissa che sembra quasi non respirare, negli occhi l’impossibilità di accettare non tanto l’episodio in sé, quanto la sua reazione – fredda, supponente, annoiata.
Sta piangendo, e si rende perfettamente conto che questo le rema contro perché ultimamente piange troppo, e sembra essere diventata una ragazza fragile e poco credibile; e per niente bellina, oltretutto.

Lui si tiene il volto fra le mani, scuote la testa, ricambia il suo sguardo, chiedendosi perché ogni volta la leggerezza della loro storia lasci così troppo spazio alle rivendicazioni, alla gelosia, alla possessività.

Continuare a parlarne sembra inutile ad entrambi.
Lui è troppo stanco, lei sta troppo male.
Lei gli dice di scendere dall’auto; lui lo fa.
Ma all’improvviso lei gli afferra il polso.

Guardami, gli dice.

Lui le inchioda le pupille nelle pupille, ed esplode la quiete.
Le onde si ritirano, i venti si placano.

Lei quegli occhi lì li ama. Lei a quegli occhi lì crede.
Perché dentro non c’è malvagità, ma solo cose autentiche.

Fa’ un passo indietro, lo ascolta, si mette al suo posto.
Vede le cose come sono per lui, vive l’episodio dal suo punto di vista.

E capisce che l’amore non segue mai la stessa rotta, e che a volte la vera conquista sta tutta nel saper riconoscere la bellezza di un’onda anomala.

A quel punto, lei sorride, pensando che in questa storia la cosa più bella sia proprio sentirsi un’anomalia.
Lui sorride, pensando forse la stessa cosa. O forse no.

Poco conta adesso, quando più che mai si rendono conto che sono effettivamente fatti di materia opposta. Ma complementare.

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