Regola#122nonintossicartidiaspettative

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…Sia nel bene che nel male, le aspettative sono ossigeno sporco che respiriamo con l’anima, e non fanno altro che bloccare il naturale fluire delle cose, dei pensieri, di quello che siamo…
NON INTOSSICARTI DI ASPETTATIVE

9 agosto 2012.
Oggi compio 36 anni.
Passo la giornata a letto aspettando che lui mi scriva. Mi alzo giusto per fare pipì, riempirmi il bicchiere di Martini, aprire la porta del giardino per far uscire il cane. Passano le ore. Io non mi alzo da quel letto. Guardo la tv, leggo, ascolto un po’ di musica. Ogni due secondi sento il telefono squillare. Centinaia di messaggi di auguri. Nessuno che sia il suo, e quindi nessuno di cui posso davvero essere felice. Perdo la gioia delle persone che mi vogliono bene per uno che non me ne vuole per niente. Uno stato d’animo che oscilla dalla speranza alla rabbia alla disperazione. Fino alla delusione. Perché lui alla fine di quel giorno si dimentica.

9 agosto 2013.
Oggi compio 37 anni.
Cos’è cambiato, da un anno a questa parte? Vivo in un’altra casa; non ho più il mio cagnolino. E passo ancora la giornata a letto aspettando che lui – sempre lo stesso lui, quello con cui ho una relazione da quasi due anni – si faccia vivo. Chiama verso mezzogiorno, per degli auguri sterili e quasi superficiali. Stiamo attraversando un periodo difficile, in effetti.  Ma la nostra storia è unica – mi illudo io – e da settimane oramai stiamo parlando del mio compleanno, che stavolta ha promesso sarà speciale proprio per farsi perdonare della dimenticanza l’anno prima. Sono sicura che abbia organizzato qualcosa. Alle 18.30 mi scrive, e mi invita a cena. E io, neo 37enne in carriera piena di amicizie e persone allegre attorno, sto ovviamente aspettando lui per festeggiare il mio compleanno.

Viene a prendermi un paio d’ore dopo. Entrando in casa mi lancia sul tavolo un pacchettino. Lo apro. E’ un libro, un libro per bambini. Dieci storie in dieci minuti, il titolo. C’è anche una dedica. “Alla donna più…che conosco”. Ore e ore di elucubrazioni mentali dietro ad una dedica così profonda. Lo guardo, lui sorride, e dentro di me sono sicura che sia solo uno scherzo e in realtà abbia organizzato qualcosa di straordinario.

Scendiamo, e mentre salgo in macchina mi accordo di una borsa appoggiata nei sedili dietro. Sembra una scatola di scarpe. Andiamo al ristorante – cena messicana. Dopo cena, decidiamo di fare due passi. Voglio posare la borsa in macchina, ma mentre tento di aprire la porta lui mi blocca, apre il bagagliaio e mi dice di mettere la borsa lì. Ecco, lo sapevo. Quel pacchetto è per me e non vuole che io lo veda. Mi ha regalato un paio di scarpe, lo sapevo!!! Nascondo la gioia a fatica, così come la convinzione di essere un genio tanto sono intuitiva. Camminiamo un po’, poi torniamo all’auto e di nuovo a casa mia.

Finiamo in camera, e tra un bacio e l’altro mi dice che quella sera ero particolarmente carina, anche se secondo lui avevo scelto le scarpe sbagliate. Resto al suo gioco, convinta come sono che le scarpe giuste siano in quella borsa nella sua macchina. Tira avanti questa storia delle scarpe per tutto il resto della serata.

Dopo un po’ se ne va. Tanti auguri e arrivederci. Io reggo ancora il gioco, e mi metto a fissare il telefono convinta che mi stia per scrivere di scendere per darmi quelle scarpe che con tanto amore ha scelto per me.

Passano i minuti, non riesco ad aspettare. Il telefono è ancora muto. Scendo e mi metto a cercare la borsa. Fuori dalla porta del mio garage, appesa alla ringhiera del cancello, vicino alla mia buca delle lettere. Non c’è.
E non ci sarà mai.

Perché quello del 2013 è stato l’ultimo compleanno che ho passato con lui. Questa nostra storia storpia e zoppa è terminata qualche mese e tantissime lacrime dopo.
Non ho mai saputo se in quella scatola ci fossero davvero delle scarpe, e non ho nemmeno mai saputo se fossero un regalo per me che all’ultimo ha scelto di non fare. Quello che so, è che da allora ho smesso di farmi aspettative, anzi, ho proprio smesso di intossicarmi la vita con aspettative inutili.

Ho smesso di aspettarmi qualcosa dalle persone e ho smesso di aspettarmi qualcosa dalla vita in genere, perché ho scelto di viverla la vita, e basta.

Sia nel bene che nel male, le aspettative sono ossigeno sporco che respiriamo con l’anima, e non fanno altro che bloccare il naturale fluire delle cose, dei pensieri, di quello che siamo.

Avere aspettative positive ci mette in uno stato di attesa di qualcosa di buono che mina il nostro equilibrio, fendendo la corazza che ci siamo costruite; ci rende deboli, e incapaci di affrontare gli imprevisti. E mette qualsiasi persona che abbiano intorno nella più totale impossibilità di farci felici, perché salvo non si tratti di qualcuno che riesce a leggerci nel pensiero, difficilmente una persona normale più corrispondere alle nostre fantasie.

Avere aspettative negative è altrettanto limitante, perché crea dei preconcetti che ci fanno partire con il piede sbagliato e proiettano un’ombra negativa su qualsiasi cosa ci possa accadere e su qualsiasi persona noi si possa incontrare. Ci mette in una teca di vetro piena di spine appuntite, sia verso l’interno che l’esterno, che alla fine si fanno tutti male, tanto noi quanto le persone che abbiamo accanto.

E poi, lo dice il termine stesso. Aspettativa. ASPETTARE. Ma aspettare cosa? Non ti rendi conto che proprio mentre stai aspettando – che sia qualcosa di brutto o di bello – in realtà non stai vivendo???
Ed è questo che vuoi? Passare il tempo ASPETTANDO che accada qualcosa solo per il gusto di dire che tanto lo avevi già previsto ancora prima???

Amica, no. Questa non è vita. Questo è passare il tempo in camerino.
E tu non vuoi passare il tempo in camerino, perché tu vuoi stare sempre sul palco di quello che sei, e vivere tutto, tutto e ancora tutto da protagonista.
Esattamente quello che ho iniziato a fare io.

9 agosto 2015. Oggi compio 39 anni, e li compio felice e fiera di quello che sono (anche perché – fino a quando tutti mi dicono che ne dimostro di meno, mi piace svelare la mia età!).

Oggi compio 39 anni, e vado a dormire né felice né triste né delusa né convinta che il mondo sia uno schifo né convinta di essere al centro dell’universo né sentendomi sola né sentendomi infinitamente amata.
Vado a dormire circondata dalle persone che, non in un modo o nell’altro, ma nel LORO modo, si sono ricordate di me, e hanno voluto essere presenti. Ognuno secondo la sua natura.

Vado a dormire sentendomi IO.
E questo è il senso migliore che potevo dare a questa giornata.
E tanti auguri.

 

 

 

One thought on “Regola#122nonintossicartidiaspettative

  1. Ciao Eustachia..lo sai qual è il tuo difetto o pregio più grande? Di credere ancora alle favole ed è bello anche se poi il risveglio e duro. Le favole sono belle , il principe azzurro è ancora più bello ma a volte è tutta un’illusione , e allora vai…non voltarti indietro , continua a credere nelle favole perché è bello ma quello che ti aspetta davanti sarà sicuramente migliore..e tu lo meriti tutto. Con stima

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