Regola#36lacilieginasullamerda

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…Non dobbiamo mai smettere di credere in noi, di credere che tutto passa e soprattutto che siamo destinati a qualcosa di buono. Non dobbiamo mai smettere di avere fede nella nostra ripresa, anche se siamo nel pieno della nostra “ciliegina sulla merda”…

LA CILIEGINA SULLA MERDA

Sette mesi fa, un sabato mattina di febbraio, mi sono svegliata piuttosto tardi, quasi a mezzogiorno. Ricordo quel momento come fosse ora. Ho aperto gli occhi, e dopo un primo, breve istante di incoscienza, in pochi attimi mi sono tornate in mente tutte le cose accadute in quella settimana. Lunedì avevo perso il lavoro; mercoledì avevo preso una multa; giovedì avevo litigato con i miei genitori. E la sera prima, quindi venerdì, il ragazzo con cui stavo da due anni mi aveva detto, via sms, che aveva conosciuto un’altra.
Avevo passato la sera, e gran parte della notte, a piangere. Come tutte le notti precedenti.

Ero sfinita. Mi sono alzata con il solo desiderio di una doccia bollente che potesse sciogliere via tutta la tristezza, la disperazione e, concedimelo, la sfiga di dosso.

Entro in doccia, apro il getto d’acqua, e aspetto di sentirla diventare calda. Aspetto. Aspetto. Niente da fare, l’acqua continuava ad uscire gelida.

Esco dal box doccia, e mi dirigo verso il termostato. Sbatto con il dito mignolo del piede sull’angolo della porta. Dolore allucinante. Mantengo un ultimo tratto di lucidità per fissare il termostato, da dove spiccava un enorme triangolo lampeggiante con un punto esclamativo all’interno. Non funzionava più un cazzo. Non funzionava il termostato, non funzionava la caldaia, non funzionava l’acqua calda, e non funzionava più la mia vita.

Stavo vivendo il mio momento da “ciliegina sulla merda”; della serie: peggio non può andare. Anzi, non può che andare peggio. Se ripenso a quegli istanti, riesco quasi a rivivere in pieno quel sentimento di scoramento così nero, così visivamente in ogni cosa, che mi faceva persino girare la testa. Hai presente La Storia Infinita, di Michael Ende? Il nemico più potente e cattivo di Fantàsia era il Nulla, che a mano a mano si mangiava tutto il regno dell’Imperatrice senza lasciare alcunché se non un grande vuoto. Ecco, io mi sentivo assediata dallo stesso Nulla che avanzava.

Ero completamente annientata dalla disperazione; mi sono seduta per terra in bagno, ho appoggiato la schiena alla vasca, e sono rimasta lì qualche minuto, forse quasi un’ora, con la testa fra le ginocchia a non sentire nient’altro che quello che provavo. E che era il contrario della speranza. Ero nel pieno della non-speranza.

Finché è scattato qualcosa in me; mi sono come anestetizzata, ho bloccato tutto quello che sentivo; nella mia testa era scattato il meccanismo che mi portava a pensare: è tutto finito, non c’è più nulla in cui sperare. Fa tutto schifo, tanto vale non provare nulla. Sono diventata un automa, e questa è stata – paradossalmente – la mia salvezza.

Perché con un distacco da Queen Elizabeth, mi sono alzata da quel pavimento, mi sono vestita, sono andata dai vicini a chiedere il numero dell’idraulico, chiamarlo, spiegargli il problema e fissare un appuntamento per il pomeriggio. Con quello stesso distacco sono andata dai miei per fare la tanto desiderata doccia calda – e, ovviamente, per fare pace con loro – e con quello stesso distacco che mi faceva sentire completamente anaffettiva sono tornata a casa ed ho assistito l’idraulico mentre aggiustava la caldaia, e mi informava che non avrei dovuto pagare per il danno perché non era dipeso da me.

Salutato l’idraulico, mi sentivo così staccata dalle cose materiali, così disinteressata da tutto, così menefreghista verso qualsiasi cosa e chiunque, che ho preso in mano il cellulare e ho chiamato il mio ex, dicendogli tutto quello che avevo dentro. A partire dal fatto che solo un vigliacco chiude una storia come la nostra con un messaggio.

Ricordo che alla fine di quella telefonata mi era anche venuta fame, cosa che non capitava da un po’, e mi ero concessa una bella pizza con tanto di birra e filmetto figo in tv. O forse era C’è Posta per Te, ma fingo di non ricordamelo.

Prima di dormire, avevo anche letto un po’. E una volta spenta la luce, un attimo prima di addormentarmi, avevo ripensato a quella settimana, a quella giornata clou da ciliegina sulla merda, e mi si era stampato un sorriso sulle labbra. Perché noi possiamo essere veramente più forti di qualsiasi cosa ci capiti.

Ecco la lezione che ho imparato quel giorno, e che mi tengo impressa nel cervello come l’insegna luminosa del tuo pub preferito. Non dobbiamo mai smettere di credere in noi, di credere che tutto passa e soprattutto che siamo destinati a qualcosa di buono. Non dobbiamo mai smettere di avere fede nella nostra ripresa.

Se proprio ora stai leggendo queste righe, significa per forza che esisti, che sei viva, che hai lo spazio ed il tempo per poter leggere questa regola, che sei presente. Che puoi decidere anche in questo preciso istante che piega dare alla tua vita, proprio perché è la tua, e tu sei destinata ad essere felice. Non può essere altrimenti, perché sei una persona unica. Sei nata da due persone che un tot di anni fa si sono incontrate, probabilmente amate, e dalla fusione dei loro geni sei nata tu, creatura unica fra tutti i 7 miliardi di persone che esistono al mondo.
Non esiste un solo essere umano come te.

Sia che tu sia la persona più equilibrata e realizzata che conosci, sia che tu sia perennemente incasinata ed ancora non abbia deciso cosa vuoi fare della tua vita, il tuo posto nel mondo c’è. Un tavolino da qualche parte con la scritta “riservato” solo per te, c’è, esiste.

Devi solo avere fede in questo, devi solo credere con tutta te stessa che qualcosa di buono per te c’è, anche se adesso sei nel pieno della ciliegina sulla merda.

C’è. Credici. Così com’è vero che respiri e che nel tuo petto c’è un cuore che batte, nonostante tutto. Nonostante la gioia e il dolore, il tuo corpo continua a respirare ed il tuo cuore a battere. E tu supererai anche questa, ennesima ciliegina, perché non hai scelta e perché puoi farlo.

E se guardandoti indietro pensi che hai collezionato un po’ troppe ciliegine finora e ti meriteresti un po’ di riposo dalle sfighe quotidiane, ti lascio con una domanda: meglio una vita sulle montagne russe, piena di picchi altissimi che ti pare di toccare le nuvole e bassi talmente profondi che ti sembra di non riuscire più a tornare su, o una vita passata su di un’altalena, che però è troppo bassa e siccome tocchi per terra non riuscirai mai a spingerti in alto quanto vuoi?

Risponditi da sola.

 

 

 

 

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