Regola#288nondeviperforzamettereunaformaquadratainunospaziorotondo

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NON DEVI PER FORZA METTERE UNA FORMA QUADRATA IN UNO SPAZIO ROTONDO

Ho gli occhi a forma di cuore.
Ci sono nata, e ci vivrò sempre interpretando il mondo con quegli occhi lì.

La mia migliore amica è una tipa quadrata.
Non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, ha imparato a farsi scivolare le cose che non le vanno e sta crescendo le sue figlie rendendole consapevoli che nella vita bisogna sapere accettare anche i propri spigoli.

Mia nipote è una piccola campionessa di ginnastica artistica. Quando salta crea dei cerchi in aria perfetti, dopotutto lei è esattamente così: una piccola creaturina perfetta nel suo entusiasmo, nella sua vivacità, nella sua spontaneità.
Perfetta, come un cerchio.

Mio moroso è un caleidoscopio: più lo conosco e più ci vedo dentro milioni di colori e forme e riflessi ed immagini differenti, colorate ed immense, anche se alcune assolutamente incomprensibili.

Cuore, quadrato, cerchio, mille forme inafferrabili.
Non esiste un posto dove realtà così potrebbero andare d’accordo, in geometria.
Ma la vita per fortuna non la puoi costringere dentro ad un teorema, perché la vita è fatta da milioni di persone che incarnano milioni di sagome – e universi – differenti.

E tu devi scegliere.
O ti comporti con il resto del mondo tentando di incastrartici dentro, con ostinazione e rabbia e frustrazione perché i contorni non coincidono – e non lo faranno mai.

O accetti che la ricchezza e la bellezza della vita stanno tutte nel concetto di diversità, e allora impari a vedere il mondo anche dal punto di vista degli altri.

Io ho iniziato a farlo.
Ho imparato ad accettare i miei spigoli, a farmi scivolare quello che mi fa male, a sentirmi una creaturina perfetta pure io, e ad amare tutti i milioni di colori e forme e riflessi e immagini differenti che mi stanno colando addosso da qualche mese.

Arrivando a scoprire il segreto più ovvio.
Non vince chi riesce per primo a mettere le forme nello spazio giusto.
Non vince chi capisce come ci si incastra.
Vince che impara che lo scopo del gioco è stare vicini, scoprendo giorno dopo giorno l’equilibrio per ritrovarsi, infine, attaccati.

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