Regola#16nonseitusbagliatasonoiochesonobloccato

 

#16
…Se un uomo ti sfodera gli occhioni del gatto di Shrek, e ti dice che non è colpa tua, non sei tu sbagliata, ma è lui il problema, perché lui è bloccato e non può amare, ti prego, fallo per me, fallo per tutte le donne che ci sono passate e ci stanno passando, fallo per le tue amiche che soffrono anche più di te a vederti così e non potere fare niente. Fallo per le persone che hai vicino e ti amano adesso, e fallo per le persone che incontrerai e ti ameranno già a partire da domani…

NON SEI TU SBAGLIATA, SONO IO CHE SONO BLOCCATO

E dopo la frase del secolo riportata nella regola#9 TI VOGLIO TANTO BENE MA NON SONO PRONTO, eccone un’altra da inserire di diritto nella TOP TEN delle cazzate degli ultimi cento anni, solo che questa è ancora più difficile da gestire e riconoscere come una minchiata, perché porta delle implicazioni molto più sottili per noi, esserini dal cuoricino pronto al sacrificio.

Innanzitutto, perché quando un uomo ti dice una frase del genere, per una strana legge della natura che li accomuna tutti, si mette in faccia l’espressione che sta a metà tra il pelouche-cerca-famiglia e la smorfia di dolore che aveva il Principe Azzurro quando si è accorto che Biancaneve era un più pallidina del solito, un po’ più immobile, stesa dentro una teca di vetro e con i 7 nani attorno che invece di cantare Ehi-ho! con il piccone in spalla piangevano pensando alle 7 ciotole che non avrebbero più visto riempite prima di andare a dormire nei 7 lettini.

Per cui ti risulta quasi impossibile capire che è una tipica frase da paraculo.

In secondo luogo, perché – per come siamo fatte noi signorine – non appena qualcuno ci dice che non siamo noi ad essere sbagliate, ci sentiamo sbagliate ancora di più. E vai col lissssio.

Ti ricordi del mio ex, Muffa? Beh, nessuno mi ha mai fatta sentire sbagliata come lui, proprio perché nessuno quanto lui mi ha mai detto tanto frequentemente che ad essere sbagliata non ero io, ma era lui ad essere bloccato. Ma bloccato che??? Ho per caso inserito per 3 volte il PIN sbagliato sul tuo cervello? Ho dimenticato il codice antifurto del tuo cuore? Ho spinto così forte sulla tua vita da causarti un crash test che ora ti ha fatto esplodere tutti gli airbag della coscienza?

NO! Sono sempre e solo e semplicemente stata vicino a te, perché ti volevo bene, ed era un sentimento sincero.

Dopotutto, tu mi hai cercata.

Tu mi hai provocata. Tu mi hai “addomesticata” scrivendomi mattina-pomeriggio-sera. Tu mi sei entrato nella pelle facendomi sentire importante. Dal lunedì al venerdì. Perché poi, magicamente, il mio amichetto nel weekend spariva. Eh sì, tanto presente da farti sentire speciale durante le 40 ore lavorative, poi nel weekend….PUFF! Buio totale, che manco il mago Copperfield avrebbe avuto la stessa capacità di dissolversi con tanta sistematicità.

Dopo uno, due, tre mesi in cui il ritmo era sempre inevitabilmente quello, ho iniziato a farmi delle domande. Il problema è stato che io ero già troppo coinvolta, quindi il dubbio non è mai stato se lui fosse uno stronzo della categoria più elevata, ma se la causa di tutto in realtà non fossi proprio io. E questo, amica che stai leggendo le mie confidenze, è stato il mio errore più grande. Pensavo di non essere abbastanza magra, e allora ho iniziato a non mangiare più. Pensavo di non essere troppo audace sotto le coperte, ed allora gli ho permesso di farmi diventare la sua cortigiana. Pensavo di non essere all’altezza dei suoi amici, e allora ho accettato di essere relegata alla frequentazione del venerdì sera, che si riassumeva in un suo passaggio veloce a casa mia.

Ero diventata sorda a qualsiasi richiamo alla realtà che proveniva dalle mie amiche, allarmate perché stavo snaturando ciò che ero per diventare la brutta copia di quello che pensavo potesse piacere a lui. Mi importava soltanto riuscire ad averlo, riuscire anche solo per una volta a cogliere nei suoi occhi l’orgoglio di avere accanto una donna come me.

Beh, come puoi immaginare, non è mai accaduto. Più gli arrivano vicino, più mi respingeva con violenza e determinazione, salvo poi cercarmi per svuotarsi lo scroto ogni 15 giorni. A pensarci ora, mi sembra impossibile che una donna come me fosse diventata così vulnerabile, così debole, così sottomessa, così lontana dall’idea di donna che ognuna di noi dovrebbe incarnare.

Ero in un vicolo cieco, sempre più brutta, sempre più triste, e terribilmente sempre più convinta di meritare tutto quello che stavo vivendo, perché lui continuava a ripeterlo: non sei tu sbagliata, sono io che non posso amare. E il mio cervello invece capiva: non sei alla sua altezza, non ti amerà mai, fai schifo. Sei sbagliata.

Credevo non mi sarei salvata mai.

Invece, alla fine, proprio quando avevo toccato il fondo, ho iniziato a capire. Piano piano, il mio istinto di sopravvivenza si è allineato agli appelli di chi mi stava accanto, ed ho iniziato a vedere le piccole cose belle che avevo intorno tutti i giorni, e che prima non notavo perché troppo presa dal suo rifiuto e dal mio sentirmene l’unica causa.

L’ho mandato fanculo. Per tre mesi, perché poi, ovviamente, ci sono ricascata.

Ci siamo ri-scritti, ci siamo rivisti, ed è ricominciato lo stesso film, amplificato dalla mia convinzione che, se era tornato dopo tre mesi, evidentemente aveva capito di amarmi alla follia. Sicuro. Si si.

Stavolta era la volta giusta, e presto mi avrebbe detto che era scattata in lui la scintilla dell’amore. Avevo ragione. Perché via sms un giorno, mi scrive questo:

“E’ da qualche settimana che volevo dirtelo, ma non trovavo le parole. Ho conosciuto una ragazza, ci stiamo frequentando”. Traduco: la scintilla era scattata, ma non per me!

Ecco, rendo l’idea? Amica bella, APRI GLI OCCHI.

Se un uomo ti sfodera gli occhioni del gatto di Shrek, e ti dice che non è colpa tua, non sei tu sbagliata, ma è lui il problema, perché lui è bloccato e non può amare, ti prego, fallo per me, fallo per tutte le donne che ci sono passate  e ci stanno passando, fallo per le tue amiche che soffrono anche più di te a vederti così e non potere fare niente. Fallo per le persone che hai vicino e ti amano adesso, e fallo per le persone che incontrerai e ti ameranno già a partire da domani.

Ti prego, fallo per te stessa: se un uomo ti dice una frase del genere, comincia a ridere. Di gusto, di pancia. Ridigli in faccia con tutto il fiato che hai.

Ridi pensando alla creatura meravigliosa che sei, ridi pensando all’uomo piccolo che hai davanti, ridi pensando che prima o poi – se vai avanti con questa storia – riceverai un messaggio come quello che ho ricevuto io.

Ridi, alzati, gira i tacchi e lascialo lì a chiedersi cosa stia succedendo.

E sempre ridendo, corri a riprenderti la tua vita. E non permettere mai a nessuno di farti sentire sbagliata. MAI-A-NESSUNO.

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