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Fatto sta che quella sera del 1988, ad un certo punto mi sono trovata faccia a faccia con due miti della Formula 1: Gerard Berger e Ayrton Senna. In persona.

TIENI SEMPRE CARTA E PENNA IN BORSA

A ripensarci oggi, ancora mi domando come avessi fatto quella volta a trovare il coraggio per fare una cosa così trasgressiva, e fuori dalle regole.
Probabilmente, fossi stata da sola non mi sarei mai e poi mai alzata da quella seggiolina, nella tribuna centrale del Forum di Assago, per eludere la security ed arrivare in prima fila.
E trovarmi davanti proprio loro due.
Ne sono sicura: fossi stata da sola non l’avrei mai fatto; ma quella notte magica che non dimenticherò mai c’era Jennifer con me, e lei ha sempre avuto più coraggio anche se era più piccola.

E poi c’erano i nostri papà seduti vicino a noi, e forse l’idea era stata proprio loro.
Fatto sta che quella sera del 1988, ad un certo punto mi sono trovata faccia a faccia con due miti della Formula 1: Gerard Berger e Ayrton Senna. In persona.

Andò così.

1988, Forum di Assago. Ramona Dell’Abate sta per condurre la 22^ Edizione dei “Caschi d’Oro”, serata di riconoscimenti organizzata dalla rivista Autosprint per celebrare i piloti migliori dell’anno.
Una sorta di premi Oscar dei motori.

Jennifer ed io siamo lì con i nostri papà e un’altra cinquantina di tifosi del campione bassanese Miki Biasion, che ha appena conquistato il primo mondiale Rally a bordo della sua Lancia Delta Integrale.
Come un fans club che si rispetti, indossiamo tutti una t-shirt bianca con la foto del pilota sulla sua Lancia e siamo tutti schierati nella parte più alta della tribuna Vip.
Sotto di noi, a soli 10 metri di distanza, ci sono tutti gli ospiti illustri che stanno per essere premiati.
Dei veri e propri idoli per gli appassionati di questo sport, come siamo anche noi due ragazzine, le più piccole del gruppo.
Non possiamo farci sfuggire un’occasione del genere; dobbiamo riuscire a farci fare degli autografi.
Jennifer è entusiasta: Senna per lei non è solo un idolo, ma quasi una presenza familiare; un amico, un fratello. Gli vuole un bene sincero, difatti è arrivata attrezzata con la bandiera del Brasile e un pennarello.
Io invece, mi rendo conto esattamente due secondi prima di partire per la nostra mission impossible che non ho nulla: né carta, né penna.
E adesso? Mi faccio autografare la fronte con l’inchiostro invisibile?
Mi metto a frugare nella mia borsetta di dodicenne distratta, cercando disperatamente un foglio di carta e una penna.
La penna c’è, ma per il foglio mi devo destreggiare con l’unica cosa che ho trovato: un minuscolo foglietto di cartoncino rigido, tremendamente profumato, su cui è disegnato un cigno.
Sto per chiedere a due famosissimi piloti di Formula 1 di autografarmi il cartoncino pubblicitario del profumo Vanderbilt.
E brava Wendy, in fatto di opportunità e furbizia non ti batte nessuno, ma tant’è.
Pace.
Di meglio non riesco a fare.
Le luci in sala si spengono.
Sul palco sale il figlio di Bob Marley, Ziggy, che inizia a cantare la sua ultima hit, Tomorrow People.
Il momento è perfetto.
Come due proiettili impazziti, Jennifer ed io ci fiondiamo sulla prima fila del Forum scavalncando di netto la security che non osa bloccare due ragazzine.
E così va che mi trovo in piedi, con il figlio della leggenda del Reggae che canta alle mie spalle, mentre chiedo con gli occhioni supplichevoli l’autografo di Gerard Berger.
Che mi guarda, e probabilmente intenerito da cotanto coraggio accetta la penna e il foglietto Vanderbilt e ci scrive il suo nome, sperando di non essere visto da nessuno e pregando che il profumo non gli resti attaccato alle dita.

Un posto più in là c’è lui, il pilota più amato del mondo, con i suoi riccioli castani, le lentiggini sul naso e un braccio ingessato per un piccolo incidente accaduto qualche giorno prima.
Ci guarda, ci sorride – e quel sorriso ce l’ho ancora stampato davanti agli occhi – conquistato soprattutto dalla bandiera della sua adorata nazione che Jennifer gli porge, e su cui imprime per sempre il suo nome.
Poi tocca a me, e vergognandomi un po’ gli porgo il foglietto del profumo, avendo almeno l’accortezza di girare il lato rispetto a quello firmato da Berger.
Veloci come un fulmini torniamo al nostro posto, trionfanti.
I nostri papà fieri di noi come non li avevamo mai visti.
I nostri cimeli stretti fra le mani.
Ma dentro di me la gioia non è completa, perché non mi capacito di essermi fatta trovare impreparata, senza nemmeno un foglio di carta per bene, degno della situazione.

Da allora, non mi sposto mai senza avere con me una penna ed un blocchetto pieno di fogli bianchi, perché niente può sostituire l’utilità di un pezzo di carta sempre a portata di mano.
Ricorda sempre che nessuno ti restituirà un’idea andata persa – e che forse era proprio la fiamma che cercavi; nessuno ti restituirà quel pensiero che cercavi di fissare da tempo, o quella decisione che non riuscivi a prendere e che proprio adesso hai capito qual è.
Niente come un foglio di carta dove imprimere nero su bianco, con la tua scrittura, quello che stai pensando, quello che vuoi e quello che sei.
Non possiamo sapere quando l’illuminazione ci sorprenderà, quindi tanto vale farsi trovare preparate con carta e penna sempre a portata di mano, fosse anche per lasciare un commento ironico sul parabrezza del Suv parcheggiato di traverso, o per far scivolare il tuo numero fra le mani di quel barista che ti piace tanto.

O anche solo per appuntarti il prossimo desiderio da inseguire e realizzare.
E scriverci accanto il tuo nome tutte le volte che vuoi; e fare che il desiderio sia ogni volta più vicino.

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