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Ride così forte che d’un tratto mi par d’intuire d’aver fatto una cazzata. Mi dice il nome dello sconosciuto, e realizzo che avevo ragione.

CARPE DIEM. VOLPE SEMPER

E’ una delle frasi più pronunciate in tutto il mondo, dopo ti amo e come cazzo guidi coglione, eppure quella mattina lì non l’ho saputa mettere in pratica.
E’ una delle frasi più tatuate sulle pelli di tutto il mondo, eppure quella mattina lì – proprio io che di tatuaggi ne ho tanti – non ho saputo seguirla.
E’ una delle frasi che hanno ispirato più film, poesie e canzoni, eppure quella mattina lì non ho saputo farla mia.

CARPE DIEM.
COGLI L’ATTIMO.
SEIZE THE DAY.

Macchè. Quella mattina lì non ho saputo farlo.
E chissà come sarebbe potuta essere la mia vita adesso.

Perché quella mattina lì era di sabato, io vivevo a Greve in Chianti nell’attico della famiglia Zoppini, proprietari dell’Azienda per cui lavoravo da qualche mese.
Quel fine settimana ospitavo due designer romani, Michele e Raffaele, saliti in Toscana per la presentazione di una nuova linea di gioielli.
Avevamo passato il venerdì sera in discoteca.

Risate lustrini e dance dance dance.

Ovviamente avevamo fatto tardi, molto tardi, sicché una volta a casa mi ero buttata sul letto come se non ci fosse un domani.
Invece domani ci fu.
Iniziò con due colpetti leggeri alla porta di camera mia; era Raffaele che mi chiedeva di entrare.
Avevano preparato il caffè e comprato le briosche calde.

Due ospiti perfetti.

Ma erano soltanto le dieci del mattino, e dopo una lunga notte di bagordi in discoteca, essere svegliata alle dieci del mattino dovrebbe essere illegale.
Ringrazio i ragazzi con un occhio aperto e uno chiuso, i capelli post-cotonatura tutti dritti sulla testa e la voce che deve aver avuto Euridice dopo essere stata recuperata nell’oltretomba dall’Orfeo innamorato.
Rimando la colazione ad un orario più consono, e ad una me più umana.
Mi giro dall’altra parte del letto; la porta lasciata aperta perché adoro gongolarmi sotto le coperte con il profumo di caffè in giro per le stanze.

Sento squillare il telefono in salotto. E’ il cellulare di Raffaele, che inizia a chiacchierare con quello che suppongo essere un suo amico.
Gli racconta della serata. Gli dice dove si trova adesso. Gli parla di me.
“Te la passo, così le dai il buongiorno”.
Ok, i miei ospiti saranno anche carini e coccolosi, ma non l’hanno proprio capito che voglio dormire tutto il giorno.
Raffaele mi chiama.
Mi alzo sbuffando, raggiungo il salotto nelle stesse, pessime condizioni di qualche minuto prima.
Raffaele mi passa il telefono con un sorriso sornione, mi appoggio alla finestra per prendere un po’ d’aria mentre sento lo sconosciuto darmi il buongiorno ed iniziare una piacevole conversazione.
Peccato che io non sia piacevole per niente.
Gli rispondo a monosillabi, fortunatamente lo sconosciuto dimostra di essere un tipo sveglio, e chiude la chiamata con un ciao, a presto.

Ripasso il telefono a Raffaele, sto per tornare a letto e lo sento dire quella frase.
“Tu lo sai con chi stavi parlando, vero?”
Ride così forte che d’un tratto mi par d’intuire d’aver fatto una cazzata.
Mi dice il nome dello sconosciuto, e realizzo che avevo ragione.
Avevo appena sprecato la mia situazione da carpe diem; furba come una volpe. Si, si.

Da quella volta, ho imparato la lezione.
Non appena mi si presenta davanti un’occasione, la colgo.
Al volo.
Subito.
Anche se sono stanca anche se non ne ho voglia anche se comporta fidarmi di qualcuno anche se all’inizio non ne ho capito un granché.
Anche se ho sonno e invece di fare conversazione avrei voglia di seppellirmi sotto alle coperte.

Le occasioni vanno colte, perché ciò che conta non è sapere perché o da dove ci arrivano, ma immaginare quello che potrebbero portarci di buono.
I tuoi amici ti chiedono di andare ad un concerto di cui non sai nulla? Vai! Anche se sei stanca o triste o non avresti voglia di uscire.
Ti viene fatta una proposta di lavoro che non avevi mai considerato prima, che sembra anche essere vantaggiosa ma per te vuol dire riassestare nuovamente tutta la tua vita? Fallo! Non fare che sia la paura del cambiamento a bloccare l’arrivo di qualcosa di nuovo che poi ti renderà ancora più felice.

Apriti al mondo, apriti alle occasioni, apriti alle idee.
Apriti agli altri, apriti alle nuove sfumature che puoi abbracciare.

E dopo, ma soltanto dopo, puoi permetterti di decidere cosa fa davvero per te, e metterti a fare una bella selezione di quello che vuoi attorno, oppure no.
Da quel giorno io ho sempre fatto così.
E ho sempre fatto bene.
Peccato per quella, maledettissima volta lì.

Ah, dimenticavo di dirti con chi sono stata terribilmente poco gentile al telefono, quel sabato mattina del 2004.
Trattavasi semplicemente di un giovanissimo e ancora semisconosciuto – e all’epoca stranamente single – attore.
Tal Riccardo Scamarcio…

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