Regola#234razionalizza(quando serve…)

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Ho poteri paranormali. Sono una prescelta. Una medium. Ho un contatto diretto con l’al di là. Sono come Whoopi Goldberg in Ghost. Tale e quale.

RAZIONALIZZA (QUANDO SERVE…)

Mi infilo sotto le coperte.
Mi sistemo il cuscino.
Allungo un braccio per spegnere la luce, e mentre lo faccio continuo a ripetermi la stessa frase.
“Ti prego, stasera no. Non stasera”.

Faccio una leggera pressione sull’interruttore.
Scatta il buio.
Mi sistemo su un fianco, restando involontariamente attenta a qualsiasi suono possa sentire.
Sperando contemporaneamente di non sentire alcun suono.

E invece, qualche secondo dopo, lo sento.
Un lungo, acuto, persistente fischio che riempie la stanza, simile al sibilo di un modem lasciato acceso, o come una frequenza troppo alta di cui senti solo le onde, o come un fischietto di ultrasuoni che vibra in eterno.
Ancora questo suono, che mi tormenta da settimane.
A qualsiasi ora io vada a dormire, dopo qualche secondo da quando ho spento la luce, parte questo suono allucinante.
E con questo suono allucinante, la terribile sensazione di non essere sola nella stanza.

Le provo tutte; stacco il carica batteria, spengo il telefono, scollego qualsiasi apparato – sveglia compresa – e tolgo pure l’antenna della tv dal muro.
Quel suono si sente ancora.
C’è un’unica spiegazione: devo arrendermi di fronte a questa realtà.
Ho poteri paranormali. Sono una prescelta. Una medium. Ho un contatto diretto con l’al di là. Sono come Whoopi Goldberg in Ghost.
Tale e quale.
Difatti, non appena inizio ad accettare la mia nuova realtà mistica, allo strano ed intenso sibilo si aggiungono altri segnali; inizio a sentire un rumore simile a gonne voluminose e lunghe che frusciano e ondeggiano di fianco al mio comodino; inizio a percepire il suono lontano di voci ancestrali che mi suggeriscono all’orecchio verità ataviche mai conosciute prima da esseri umani.
Oramai non posso più negare questa mia vera natura, tuttavia la sola idea di entrare in contatto con le presenze che popolano la mia camera da letto tutte le sere mi terrorizza.

Nel frattempo, compro casa.
Mi trasferisco, chiedendomi se quelle strane presenze mi seguiranno, e sperando ovviamente di no.

E’ meta luglio, quando dormo per la prima volta nella casa nuova.
Persa in un meraviglioso e tranquillizzante silenzio assoluto.
Così come la notte dopo, e quella dopo ancora.

Forse sono riuscita a liberarmi di loro; forse posso dimenticare di possedere doti paranormali e tornare alla vita di tutti i giorni.

O forse no.
Perché una sera di metà agosto decido di dormire con la finestra della camera aperta per godermi la brezza della sera e addormentarmi accompagnata dai grilli che in questa stagione popolano il giardino sotto casa, e i campi di fronte.

Spengo la luce.
E il fischio ricomincia, gettandomi nuovamente nell’angoscia e regalandomi due certezze: non si può fuggire dal proprio destino, e le presenze non possono passare attraverso i muri.
Meglio quindi che chiuda la porta per evitare che camera mia diventi la location per un rave di fantasmi.

E non appena chiudo la porta, il sibilo ultraterreno smette. Che strano, penso.
Apro la porta.
Riecco i grilli; e riecco il suono dall’al di là.
Chiudo la porta.
Silenzio.
Apro la porta.
Grilli e suono paranormale.

Uhm.
Sarà mica che? Vuoi vedere che?
Vuoi vedere che invece di essere la sensitiva del secolo, sono solo una deficiente?
Ed in effetti è così.
Perché il suono ultraterreno e spettrale che sentivo nell’altra casa e che sento anche qui, altro non è che il verso di una cicala.
Una cicala allegramente accasata nell’angolo del giardino sotto il mio balcone.

E tutto il resto, dal fruscio alle voci, altro non sono che prodotti della mia testa, idee che mi sono creata da sola perché mi sono lasciata prendere la mano, quando l’unica cosa che avrei dovuto fare sarebbe stata RAZIONALIZZARE.

Perché a volte questa semplice azione ci può salvare.

Quando devi affrontare la fine di una storia d’amore e pensi che la tua vita stia finendo proprio con quella storia lì.
Razionalizza. Lo sai che non è vero, e che per quanto sia doloroso, la vita va avanti e passerà anche questo.

Quando il lavoro che fai proprio non ti piace, e la domenica sera ti addormenti in preda all’angoscia al terrore che riprenda un’altra settimana.
Razionalizza. Il periodo è quello che è, dopotutto hai un lavoro che ti permette di avere quello che hai, dopotutto, dipende solo da te farti scivolare le cose peggiori e concentrarti sulle cose positive.

Quando vedi tua figlia crescere e hai paura di quello che potrebbe accaderle e temi di non riuscire a proteggerla sempre e ti viene un nodo in gola quando pensi agli errori che potrebbe fare.
Razionalizza. Ci sei passata anche tu, hai avuto quindici anni anche tu. E sei cresciuta diventando un’ottima madre. Saprà farlo anche lei.

Quando ti guardi allo specchio e quello che vedi non ti piace, e non corrisponde per niente a quello che sei davvero tu.
Razionalizza. Gli occhi con cui ti guardano gli altri sono molto, molto più indulgenti dei tuoi, e quello che sei è molto meglio di quello che pensi.

Quando ti senti esclusa, quando pensi di fare tutto sbagliato, quando credi che stiano tutti a parlare male di te.
Razionalizza, sai che non è vero.

Ogni volta che senti una situazione prenderti la mano, e dentro di te iniziano le paranoie e le paure e pensieri negativi uno dietro l’altro, fermati un secondo e analizza quello che stai vivendo. Razionalizza le tue emozioni, e concentrati solo sulla realtà.

Che a volte è più semplice e meno intricata di quello che pensi, com’è stato con la mia cicala.

Razionalizza tutto quello che trovi troppo complicato da gestire.
Tranne una cosa: la felicità.

Quando arriva, quella goditela e basta.
La felicità non chiede che questo.

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