Regola#233liberalamoredailuoghicomuni

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L’amore vero ha bisogno di spontaneità, di libertà, di leggerezza; ha bisogno di vivere tutto con il cuore di un bambino – cuore libero da ogni schema.

Ho vissuto un sogno, una volta.
Di quelli alla Pretty Woman, di quelli alla Colazione da Tiffany, di quelli alla Serendipity.
Ho vissuto proprio un gran bel sogno, quella volta lì.
Poi mi sono svegliata.
Grazie a Dio.

E’ andata così.
Sono a casa che sto studiando per preparare l’ultimo esame dell’anno.
Suona il campanello.
Esco, e mi trovo di fronte un enorme e bellissimo mazzo di fiori, e dietro all’enorme e bellissimo mazzo di fiori, una fiorista quasi più emozionata di me.
Mi consegna i fiori, e con i fiori una lettera.
Sulla lettera è scritto il mio nome.
“Per Wendy”.
Che sono proprio io. Nessuna possibilità di errore.
La fiorista mi guarda, e mi dice che qualche ora prima era stato da lei un ragazzo bellissimo, ma bellissimo davvero.
Che ha voluto inviarmi questi fiori.
Mi abbraccia, e se ne va, desiderando in cuor suo – secondo me – di essere al mio posto.
Con le guance in fiamme dalla gioia e dalla sorpresa, entro e leggo la lettera.
Che più o meno diceva così:
“Ciao….ti ho conosciuta l’altro giorno….mi sei piaciuta subito…vorrei tanto uscire con te….”
E poi la firma.
Giulio.
Che non ho assolutamente idea di chi sia.
Chiamo immediatamente la mia migliore amica, e al telefono tentiamo di ricostruire i movimenti della mia ultima settimana; nessuno che contempli un Giulio.
Sicché non sono ancora libera di gioire e gongolare, perché non ho idea di come sia questo mio ammiratore segreto.
Fino a quando mi viene un’illuminazione: avevo conosciuto un Giulio qualche giorno prima, era uno dei modelli che aveva sfilato per me in uno dei miei eventi.
Uno dei modelli.
Uno dei più belli.
Un figo da paura.
Esattamente il ragazzo che avevo sempre sognato.
Motivo per cui amo già tutto di lui, perché è esattamente il mio tipo.
Tra l’incredulità e l’euforia, passo il resto del pomeriggio a bullarmi con le mie amiche; fino a quando non ricevo un sms.
E’ lui.
E’ il super figo modello Giulio, di cui sono ovviamente già innamorata persa.
Ci scriviamo per un po’, e decidiamo di vederci la sera dopo.
Passo le ore che mi dividono all’appuntamento a prendere decisioni fondamentali, come i fiori da inserire nel bouquet, il colore dei tovaglioli e il tema per le tableau de mariage.
Passo la notte ad immaginare come sarà il momento in cui ci vedremo, se mi prenderà la mano già mentre saremo fianco a fianco in auto, se saremo d’accordo con il nome da dare ai nostri primi cinque figli.
Fino a che Giulio arriva sotto casa mia.
1.90, occhi azzurri, capelli biondi un po’ lunghetti e scapigliati.
Bocca carnosa, e la mascella un po’ alla Arnold Schwarzenegger.
Pettorali che spingono per uscire dalla t-shirt.
OH-MY-GOD.
Spero che i nostri figli prendano da lui.
Ci scambiamo due baci sulle guance, saliamo in auto.
Partiamo.
“Allora, baby, dove ti piacerebbe andare?”
Baby. A me. Baby. I figli diventano quattro; forse meglio due.
“Non lo so, decidi tu! Senti, volevo ringraziarti per i fiori. Vado pazza per i tulipani, c’hai proprio azzeccato!”
“Ha scelto la fiorista. Dai, dimmi un posto carino qui in zona”.
Dopotutto, una coppia senza figli può essere felice lo stesso.
Ha un profumo molto buono, ma fortissimo.
Le mani curate, le dita lunghe e affusolate.
Arriviamo nel locale che ho scelto io.
Entriamo.
Ci sediamo.
Uno di fronte all’altra.
Mi fissa.
Mi guarda come se vedesse un’apparizione sacra, a dirla tutta.
La cameriera ci porta il menù.
Lo prende, guarda tutte le pagine.
Poi ordina.
“Per me un mousse al cioccolato”.
Un mousse. Maschile.
Ok, forse prima di sposarlo potrei prendermi un po’ di tempo.
Stiamo in quel locale due ore; durante le quali io parlo un po’ di tutto.
Lui della palestra. Del suo lavoro. Della palestra. Del suo lavoro. Della palestra.
Dopo due ore, ci alziamo per andare via.
Il bel Giulio non smette di fissarmi, per cui qualche volta gli dico che magari sarebbe meglio prestare un po’ di attenzione anche alla strada.
Arriviamo da me.
Scendiamo.
Due baci sulle guance. Poi si avvicina, la testa leggermente piegata.
Lo guardo.
Mai visti due occhi belli così.
Ma preferirei baciare un cactus in questo momento; sarebbe una sensazione meno arida.
Mi limito ad un bacio a stampo, lo ringrazio, gli auguro la buonanotte e torno dentro.
Niente chimica.
Niente tableau de mariage.
Niente sogni ad occhi aperti.
Perché l’amore non vive di sogni, l’amore vero è quello che trasforma in un sogno la realtà.
L’amore vero è quello che non si lascia soffocare dai luoghi comuni, perché l’amore pretende di sorprenderti, come un amico che ti fa il solletico ai fianchi quando non te l’aspetti.
E tu scoppi a ridere proprio per questo, e in quella spontaneità ti riscopri felice.
Ecco, l’amore vero è come una risata che non riesci a controllare; come un solletico che ti scatena l’adrenalina ma al tempo stesso ti toglie le forze.
Libera l’amore dai luoghi comuni che ti sei costruita in testa, perché – anche se non te ne accorgi – rappresentano il limite più grande che hai e ti impedisce proprio di trovarlo davvero, l’amore.
Perché l’amore vero non segue linee già decise o percorsi prefissati o strade già battute mille volte.
L’amore vero ha bisogno di spontaneità, di libertà, di leggerezza; ha bisogno di vivere tutto con il cuore di un bambino – cuore libero da ogni schema.
L’amore vero – il TUO amore vero – ti scoprirà in occhi che non avresti mai immaginato e in lineamenti che non ti saresti mai aspettata e in colori nei quali non ti saresti mai rivista.
E quando lo realizzerai, sarà il momento esatto in cui capirai di essere innamorata davvero.
E scoppierai a ridere, buttando un po’ la testa all’indietro.
E riscoprendoti felice.

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