Regola#348dov’èlamagia?

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DOV’E’ LA MAGIA?

Ed eccomi qui, seduta su questa panchina nella parte est di Hyde Park, circondata da foglie che il vento di oggi – fottutissimamente freddo ed impertinente – sta portando dovunque, spostando da una parte all’altra mulinelli di colore come chiazze di tempera marrone chiaro rimasta ad asciugare sulla tela.
Non avrei mai immaginato potessero esserci così tante foglie a terra tutte assieme, e che solo muovendosi una sull’altra potessero creare un suono così indescrivibile;  ma soprattutto, non avrei mai immaginato che avrei trovato proprio qui, e proprio oggi, quello che stavo cercando da più di 72 ore.

Sono arrivata a Londra – per la prima volta in vita mia –  da due giorni, ma è da mesi ormai che sento sempre il solito ritornello.
Londra è magica, vedrai.
Me l’ha detto chiunque, da mia mamma che c’è stata molto prima di me alla mia migliore amica che c’ha mandato la figlia, dalla mia ex compagna di liceo che qui ci vive al giornalaio sotto casa che a Londra non c’è mai stato ma conosce tutto della famiglia Reale attraverso i rotocalchi di Gossip.

Londra è magica, vedrai.

E allora parto con gli occhi pieni di aspettative, e il bagaglio in stiva carico solo a metà per lasciare spazio alla magia che avrei trovato qui, e che pensavo di portarmi a casa.
La cerco da subito, la cerco dovunque.

Nelle nuvole viste dall’altro mentre viaggio in aereo, nelle luci di una Piccadilly Circus roboante e caotica, nell’immensa bellezza della National Gallery anche solo per l’idea di quello che contiene.
Niente.
Un raffreddore assediante e una colite di quelle da camminarci piegata, ma magia, quella no.

La cerco nelle note del sax suonato dall’artista in metro, e nelle pieghe del mercato di Portobello e nel suono del ciondolo d’argento che ho comprato a Camden Town.
Ma niente, neanche lì.
Dopo due giorni di ricerche, mi sveglio domenica in preda alla nostalgia, chiedendomi se sono davvero l’unica che la magia di Londra non riesce a trovarla.
Guardo il London Eye dalla finestra dell’albergo, e mi chiedo che cos’ho di così sbagliato.
Il raffreddore nel frattempo è peggiorato, e la colite sempre bastardamente costante.

Decido di attraversare Hyde Park, sia mai che uno scoiattolino possa riportarmi il buon umore.
E mentre sto camminando su un sentiero di foglie dorate, con il collo tutto ingobbato per ripararmi dal freddo, mi arriva una foglia in piena faccia, proprio davanti agli occhi.
Per una frazione di secondo non vedo nulla, poi li riapro, ed inizia a girarmi la testa.
E’ successo qualcosa.

Mi siedo sulla prima panchina che trovo, e mi riempio gli occhi di quello che ho intorno.
Sono vite.
Le vite delle persone che stanno camminando in questo stesso posto in questo stesso momento.

I due ragazzi che fanno jogging in pantaloncini e t-shirt (pazzi loro…), il gruppo di studenti là in fondo che sta festeggiando halloween in anticipo, con i loro cappelli a punta e le gonne in tulle nero. La famiglia norvegese che passa con passeggino e altri due-tre bambini intorno.
La nonnina che passeggia da sola.
Vite.
Vite che danno vita ai luoghi, e tra queste vite c’è anche la mia.

Ecco dov’è la magia, e non solo quella di Londra.
La magia ce la portiamo dentro, è innata in ognuno di noi e per questo veste i nostri colori e segue i nostri umori e cresce a ritmo con i nostri tempi.
La magia ce l’abbiamo dentro, e non appena impariamo a rendercene conto, capiamo che possiamo vederla in tutto, in tutti, in ogni accadimento e in qualsiasi circostanza.

Anche nelle lacrime di gioia del giornalaio sotto casa, cui hai appena regalato una tazza con la foto della Regina!

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