Regola#345nonbuttareleoccasioni,buttaticisi!

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NON BUTTARE LE OCCASIONI, BUTTATICISI!

“Mio papà ha detto che lui non ti assumerebbe mai in azienda; hai cambiato lavoro troppo spesso, ti trova incostante”.
Alzo gli occhi dal libro e li punto sul viso rotondo e fresco della mia allieva.
Non so se essere più arrabbiata, delusa o sorpresa.
Stiamo studiando francese da due ore, e lei in teoria dovrebbe essere concentrata sul tema che le ho chiesto di scrivere, invece all’improvviso se ne esce con una frase così.

La fisso negli occhi, di un verde acerbo e intenso come i suoi sogni.

“Io invece ci vado fiera, del mio curriculum pieno di lavori.
Perchè ho cominciato a 15 anni, per esempio; perchè di tutto quello che possiedo oggi non devo ringraziare nessuno tranne me.
Perchè non mi sono mai tirata indietro di fronte alle sfide, anche quando si trattava di ricominciare daccapo.
Perché tutti i lavori che ho fatto mi hanno insegnato qualcosa, perché ho sempre rifiutato qualsiasi compromesso.
Perchè a volte ho dovuto lasciare posti che amavo per colpa di un capo che ci provava o di affari poco puliti o della mia famiglia che aveva bisogno di sapermi geograficamente più vicina.
Perchè tra buttare un’occasione e buttarmici con tutte le mie forze ho sempre scelto la seconda strada, anche se significava ripartire da zero, anche se voleva dire affrontare un ambiente, degli incarichi, dei colleghi, dei ritmi completamente nuovi e lontani da tutto quello che avevo vissuto fino a quel momento.
Quindi dì pure al tuo papà, che ha esattamente la mia età e ha passato tutta la vita a lavorare in un unico posto, il vivaio fondato dai tuoi nonni –  che non è l’incostanza a determinare il mio curriculum, ma il coraggio, semmai.”

Vorrei dirle tutto questo senza lasciarle nemmeno il tempo di respirare, ma i suoi occhioni verdi hanno una tenerezza che mi commuove, e allora mi limito a raccontarle un episodio di quand’ero bambina.

“Sai qual era il mio gioco preferito, quando ero piccina? I chiodini, quelli piccoli, piccoli, tutti colorati.
Solo che io non li usavo per comporre dei disegni, tipo farfalle, casette, fiorellini.
Io ci giocavo riempiendo ogni singolo buchino fino a quando la tavoletta non era un unico arcobaleno e non aveva più nulla da dirmi e non mi ci divertivo più, allora la giravo sottosopra, toccavo nuovamente ogni singolo chiodino per toglierli via, e ricominciavo daccapo.
E adesso finisci il tema, Sofia, che tanto l’ho capito che oggi di studiare non hai proprio voglia”.

Le dò un leggero buffetto sulla nuca, ci mettiamo a ridere, e rimettiamo entrambe lo sguardo sul suo quaderno.
Prima di andare via, prendo una matita, e senza che se ne accorga le scrivo una frase sull’ultima pagina del diario.

“Tra buttare un’occasione, e buttartici con tutte le tue forze, scegli sempre la seconda.
Ricominciare daccapo è  difficile, ma camminare sui pezzi dei propri sogni fa molto più male.
PS: salutami il papà!”

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