Regola#279tuttacolpadeifiammiferi

 

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TUTTA COLPA DEI FIAMMIFERI

Suo padre sta guidando.
Lui è seduto di fianco.
Io dietro, un po’ sdraiata; sto fissando il paesaggio dal finestrino.

Stiamo stati da un commercialista loro amico di famiglia per la mia dichiarazione dei redditi.
Stringo la cartellina dei documenti al petto, la stringo che vorrei qualcuno stringesse me allo stesso modo.

Ad un certo punto lui si volta, mi guarda.
“Mangiamo dai miei, stasera, ok?”

Non so se sia colpa dell’intonazione della sua voce, che fa sembrare ancora più retorica la domanda.
Non so se sia per quella frase, che mi sento dire ogni fine settimana da cinque anni.
Non so se sia per l’inutilità di tutte le volte che ho tentato di fargli capire che qualche decisione, qualche programma, che qualche sabato sera avrei voluto avere voce in capitolo pure io.

Fatto sta che lo guardo, e scoppio a piangere come non facevo da anni, senza rendermi conto che il momento è sbagliato, che sono sbagliati il posto, la situazione e il contesto.
Lo fisso negli occhi e gli dico le uniche parole che riesco a pronunciare per non soffocare.

“E’ finita”.

Mi sono chiesta per anni perché una storia iniziata con tutte le premesse per essere quella giusta, fosse finita così, in una giornata come tante, e la risposta riesco a darmela solo oggi, che per la prima volta in vita mia mi sento amata davvero.

E’ tutta colpa dei fiammiferi.
Perché ci sono storie che finiscono per lo scoppio di una bomba: scopro che mi hai tradito, scopri che sono una stronza, non sopporto più tuo figlio, non sopporti più mia madre.
E poi ci sono storie che finiscono perché si è spento l’ultimo fiammifero.
Capita alle persone come me, piccola fiammiferaia dei sentimenti: quando amiamo, è come se portassimo dentro un miliardo di fiammiferi che ardono tutti assieme, e più amiamo, più quei fiammiferi aumentano e bruciano senza sosta.

Fino a quando capita qualcosa.
Una piccola incomprensione. E un fiammifero che si spegne.
Un lieve difetto. Ecco un altro fiammifero che se ne va.
Una leggera distorsione della realtà da quello che sognavo. Via un altro.
Una sottile dimenticanza. Un altro ancora.
Un’intensa delusione. Un altro, ancora.

E nel mezzo io, che vivo tutto questo ma non voglio riconoscerlo, non voglio darci peso perché l’amore è di più. Brucia più forte.
Una sottile differenza nel modo di vedere le cose. Un-altro-ancora.
Ma faccio finta di niente, perché non voglio finisca.
Una battuta piccata dettata dalla gelosia, ingiustificata, tra l’altro. UN ALTRO ANCORA.

Io che provo a parlare, a descrivere quello che sento, a spiegare che qualcosa non va.
Lui che non capisce, minimizza, si comporta come se non avessi detto niente. UN-ALTRO-ANCORA.

Fino a quando ti trovi nella situazione più impensabile, e ti rendi conto, all’improvviso, che stai sentendo freddo.
Che i fiammiferi sono tutti spenti.
E non c’è più nulla che possa riaccenderne nemmeno uno.

Quel giorno, in macchina, è andata proprio così.
Con quella frase, il mio ex aveva spento l’ultimo fiammifero, lasciandomi al freddo.
E quando hai il cuore freddo, te ne accorgi subito perché  i suoi battiti producono un suono stonato, come un mestolo di legno che sbatte su un coperchio di latta.

Oggi il mio cuore è circondato da fiammiferi che ardono, perché nel mio cammino ho incontrato un lampionaio strampalato, quasi di quelli di una volta, che ben conoscono il valore avvampante delle parole, e il significato più profondo dell’autenticità.

Ogni bacio, ogni carezza, ogni momento condiviso, ogni risata, ogni discorso che facciamo – soprattutto quelli in cui non siamo allineati – accendono in me mille milioni di fiammiferi.
Ogni volta che restiamo in silenzio, a leggere, uno di fianco all’altra.
Altri mille milioni di fiammiferi.
Ogni volta che la passione è così tanta che ci lascia esausti, ma mai stanchi; appagati, ma mai sazi.
Altri mille milioni di fiammiferi.

E quando capita che se ne spenga qualcuno – perché nella vita vera e straordinariamente normale di tutti i giorni ci sono anche i momenti così – faccio l’unica cosa che conti davvero.

Glielo dico.
Gliene parlo.
Gli descrivo quello che mi sta accadendo dentro, senza paura di spaventarlo, senza il timore di sembrare sbagliata, o debole, o troppo ancorata all’idea di noi.

Perché se tieni a qualcuno, se stai vivendo una storia che senti essere importante, devi farlo sempre: parla con lui.
Qualsiasi cosa accada che senti possa soffiare sui fiammiferi che porti dentro, parla con lui.
Diglielo.
Raccontagli quello che stai provando.
Descrivigli quello che senti, senza timore alcuno.
Non pensare che sia sbagliato e non sentirti sbagliata mai nelle emozioni che vivi.
Parlagli.
Spiegagli come sei, raccontagli quello che vorresti e quello che a volte ti fa sentire invisibile, o esclusa, o poco importante.
Conducilo per mano nelle tue insicurezze, nei tuoi sentimenti più fragili.
E’ l’unico modo per fargli capire come sei, ed è anche l’unico modo per te di capire se chi hai di fianco ci tiene davvero, se può capirti, se sa accoglierti anche in questo.
Se può essere il “tuo” lampionaio.
E se lo trovi, non domandarti quanto durerà: brucia finché puoi, e bruciando sogna tutti i sogni che non ti sei mai permessa nemmeno di immaginare, perché è quello che merita ogni piccola fiammiferaia di sentimenti come noi.

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