Regola#258miècapitataunacosabella

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MI E’ CAPITATA UNA COSA BELLA

Mi è capitata una cosa bella.
Camminavo; il solito, consueto percorso di tutti i giorni.
Nevicava; milioni di fiocchi di neve, uno uguale all’altro.
Non so perché e non so perché proprio in quel punto del mio solito, consueto percorso di tutti i giorni, e non so cosa mi abbia spinto a fermarmi e guardare più da vicino.
Fatto sta che ad un certo punto l’ho notato: un fiocco di neve apparentemente uguale agli altri, ma non per me.

C’era qualcosa, attorno.
Aveva qualcosa, intorno.
Un alone di luce diversa.
Ho sentito l’impulso di allungare una mano, con il palmo rivolto verso il cielo.
Sono rimasta immobile, trattenendo il fiato.
Non ho fatto nemmeno un gesto verso quel fiocco di neve, perché sapevo che aveva visto in me la stessa luce, e sarebbe venuto da solo – e naturalmente – verso la mia mano.
Ci eravamo riconosciuti, nonostante la nostra natura diversa.

Si posa lievemente, giusto al centro della mia mano.
E nel momento stesso in cui mi tocca, è un contatto ancestrale, talmente atteso e talmente freddo, che mi scatena una scossa elettrica lungo tutta la colonna vertebrale, rendendomi liquorosa.

(Sei stato uno shock, per me, lo sai?)

Lo osservo, con gli occhi semichiusi perché ho paura che la luce del mio sguardo possa scaldarlo troppo, e rovinare già tutto.
E’ il fiocco di neve perfetto.
Nella forma, nella sfumatura di bianco, nella sostanza; nel modo in cui si è posato sul mio palmo.
E’ il fiocco di neve perfetto.
Ed è tra le mie mani.
Non so che fare.
Non sono abituata alle cose belle che mi capitano così.

(Sei capitato come una cosa bella, lo sai?)

Rimango a guardarlo, temendo di cogliere i bordi che iniziano a liquefarsi; a disfarsi su di me, per colpa mia, della mia pelle, del mio calore, del mio essere di una natura così diversa.
Vorrei parlare, ma ho paura che il mio fiato possa scioglierlo.
Vorrei stringerlo, ma ho paura che riaprendo la mano non troverei più niente.

E intanto il tempo passa – e io che pensavo di averlo fermato – e il fiocco è ancora lì.
Intatto.
Così decido che io non sono proprio nessuno, ma nessuno davvero, per rifiutare una cosa bella che mi è capitata, perché quando le cose belle ti capitano devi solo godertele.
Viverle fino a non capire più quali siano i tuoi confini, con passione, sincerità, e tutto l’amore di cui sei capace.
Entrarci dentro fino a quando non sarai sicura che dopo sarà tutto diverso.
Anzi no, sarà tutto migliore.
Perché le cose belle è questo che fanno; ti rendono migliore.

(Mi stai rendendo una persona migliore, lo sai?)

E allora faccio l’unica cosa giusta da fare.
Mi siedo su di una panchina, circondata da altri milioni di fiocchi di neve – tutti cosi tristemente uguali – e tengo il mio tra le mani.
Lo custodisco. Lo proteggo. Lo amo.
E non m’importa di sapere se e quando e come andrà.

Adesso sto qui, perché è soltanto qui che voglio stare.
E sono felice come una bambina che tocca la neve per la prima volta.

(Mi hai fatta sentire di nuovo come una bambina, ed è la cosa di cui avevo più bisogno, lo sai?)

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