Regola#205c’èuntempoperognicosa

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Ero la perfetta versione in carne ossa dell’effetto ottico che fa vedere una vecchietta di profilo o una giovane donna dal collo lungo, a seconda di come la guardi.

C’E’ UN TEMPO PER OGNI COSA

Ci sono John Malkovich, un veterinario e un cappotto nero con il collo in finta pelliccia.
Potrebbe sembrare l’inizio di una barzelletta futurista, se non fosse che John Malkovich, il veterinario e il cappotto nero con il collo in finta pelliccia hanno tutti qualcosa in comune.
Me.

Inizio 2001.
Chicca ed io stiamo facendo colazione nel solito bar.
Siamo amiche da sempre, a volte penso che sia nata prima la nostra amicizia di noi due, e che questo legame continuerà nel tempo anche nonostante quello che col tempo siamo diventate.
Che poi la vera amicizia è anche questa.
Sfogliamo il giornale. L’occhio ci cade su di un annuncio.

“Provini in città per il nuovo film di John Malkovich, Ripley’s Game; si cercano comparse per la scena che si girerà in teatro, durante un’opera lirica. Presentarsi in tal ora in tal posto”.

Tal ora era esattamente il giorno dopo.
Uno sguardo d’intesa; scoppiamo a ridere. E’ esattamente il genere di pazzie cui siamo abituate.
Decidiamo di andare. E in due nano secondi siamo già convinte che ci prenderanno.
Siamo già in piena esaltazione cinematografica.
Ecco la nostra occasione.
Ecco la svolta.
Dai che ci cambia la vita.

Mentre chiacchieriamo e organizziamo il provino del secolo, entra un nostro carissimo amico, stessa nostra età.
Occhi azzurri, fossette sulle guance e uno sguardo buono, Stefano si è laureato soltanto qualche giorno prima in veterinaria. Fecondazione di cavalli, per essere precisi.
Inseminazione artificiale nell’allevamento equino, per essere scientifici.
Negli occhi ancora la stanchezza dei festeggiamenti.
Gli diciamo del provino, e buttiamo là una frase a caso: perché non vieni anche tu?

Si dai, vengo per accompagnarvi.

Il giorno dopo ci ritroviamo allo stesso bar.
Per prepararci, Chicca ed io ci abbiamo impiegato 4 ore, al termine delle quali più che eleganti signore a teatro sembriamo due arzille vecchiette alla tombola di fine anno del circolo ricreativo.
Soprattutto io, che per l’occasione ho pensato bene ad un trucco talmente chiaro da sembrare già morta, un rossetto talmente scuro da sembrare già zombie e un cappotto nero lungo fino alle caviglie, con un collo in finta pelliccia sempre nero da sembrare la versione campagnola di Crudelia Demon con una nutria – che ancora oggi mi chiedo se fosse davvero finta – intorno al collo.
Ero la perfetta versione in carne ossa dell’effetto ottico che fa vedere una vecchietta di profilo o una giovane donna dal collo lungo, a seconda di come la guardi.
E la cosa peggiore, è che ero davvero convinta di essere quella giusta. E che quello fosse il momento giusto per me, per noi.

Poi arriva Stefano, che si era alzato dal letto giusto 20 minuti prima.
Vestito esattamente come il giorno prima, con gli stessi occhi felici e stanchi e le stesse fossette spavalde e lo stesso atteggiamento scanzonato e accattivante.

Tanto vengo solo per accompagnarvi.

Partiamo. Le due nonnine col nipotino neo ventenne appena laureato con due foruncoli sulla fronte, pure.
Arriviamo all’albergo. C’è tantissima gente, tante vite tanti cuori tanti sogni tante ore di preparazione.
E un neo veterinario che era lì giusto per accompagnare noi. Sorriso spavaldo e fossette accattivanti.

Il provino consiste in una veloce camminata a gruppi di tre persone.
Tocca a noi. Stefano nel mezzo. Chicca a sinistra, io e la mia nutria sul collo a destra.

Venite avanti, prego.
Andiamo avanti.
Come vi chiamate?
Federica. Stefano. Wendy.
Ok, tornate in fondo.
Torniamo in fondo.
Bene, le due signore possono andare. Il ragazzino è preso.
E fu così che Stefano si fece un paio di giornate, ben retribuite e in ottima compagnia, a girare pose e assaporare il mondo del cinema.
Mentre Chicca e io tornammo alla nostra vita di sempre, un po’ deluse, e un po’ sollevate.

Perché qualche anno dopo ho capito una cosa fondamentale.
C’è un tempo per ogni cosa.
Prima di saper cogliere la giusta occasione, bisogna essere pronta per viverla.

Se qualcosa ti scappa di mano, non pensare sia sempre colpa della tua presa troppo debole.
Se qualcuno ti scivola dal cuore, non pensare sia sempre colpa del tuo amore troppo a forma di te.
A volte semplicemente non deve essere, perché non è il momento.
Perché non saresti pronta.
Perché avresti rischiato di rovinare tutto e di rovinare te, prima di tutto.
Perché per ogni cosa c’è il suo tempo, e le cose arrivano quando sei pronta a viverle.
A capirle.
A masticarle a farle tue ad elaborarle a districarle a decorarle a saperle donare così come hai imparato a saperle amarle.
C’è un tempo per ogni cosa.
Per essere vecchietta di profilo e per essere signorina dal collo lungo.
E sentirti giusta in ogni effetto che fai.
Che sei.

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