Regola#143raccontami,Annelies

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Penso questo mentre osservo quel mucchio di abiti e quel mucchio di scarpe, scenografia di un balletto dedicato ai 70 dalla sua morte.

Sbam.
Quando sono entrata in palco due ore fa e ho visto la scenografia, ho provato questo.
Uno schiaffo in pieno viso. Meritatissimo, fra l’altro

Ma facciamo un passo indietro.

La sveglia è fissata alle 6.
Quindi mi sveglio che ho dormito 6 ore. Troppo, troppo poco. Mi giro dall’altra parte e dormo ancora un’ora. Ancora mezz’ora. Ancora un quarto d’ora.

Poi mi alzo e la corsa ha inizio.
Docciata-vestita-truccata-partita-benzina ok-bancomat ok-ufficio-carte-mail-telefono-cellullare-citofono-mail-telefono-telefono-mail.
Pranzo? Oggi no, non posso.
Vieni alla riunione dopo cena? Stasera non posso, lavoro.
Mail-telefono-carte – arrivano le 19-partita-sto arrivando-corro-parcheggio-arrivo dalla mia amica Gabry-doccia-togli trucco-metti trucco-indossa il vestito lungo-parto-navigatore-parcheggio-arrivo in teatro-camerino-trolley-concordo la presentazione- scrivo appunti sul balletto dedicato ad Anna Frank-wikipedia-vita di anna-metto le scarpe rosse col tacco-thè caldo dal distributore-concordo intervento con consigliere-concordo intervento con musicisti-concordo entrata in palco con direttore di scena-prove-entro in palco.

S-B-A-M.

Mi trovo di fronte ad un mucchio di abiti. E di scarpe.

S-B-A-M.

Anna aveva sedici anni. Anna arrossiva pensando a Peter. Anna scriveva un diario. Anna sorrideva. Anna viveva in un paese non suo, e passava il tempo in un rifugio segreto con altre otto persone perché qualcuno aveva deciso che lei – e quelle persone – facevano parte di un’altra razza. Quella sbagliata.

Io ho quasi quarant’anni e a volte non avrei nemmeno voglia di alzarmi dal letto e aprire i balconi, io che i balconi posso aprirli e respirare liberamente passeggiando in terrazzo.

Anna nel suo diario scriveva pensieri di speranza, di entusiasmo, di vivacità.
Io qualche sera scrivo sms alla mia migliore amica, che solo a leggerli vien voglia di bloccarmi.

Penso questo mentre osservo quel mucchio di abiti e quel mucchio di scarpe, scenografia di un balletto dedicato ai 70 dalla sua morte.

Penso a questo, e mi sento piccola.
Perché non faccio che lamentarmi dei miei ritmi, di cui però non potrei fare a meno.
Non faccio che lamentarmi dei risparmi che non ho, mentre continuo a spendere in cose che non mi servono.
Non faccio che lamentarmi dei miei troppi impegni, mentre continuo a dire di sì a tutto.
Non faccio che lamentarmi dell’amore che non ho, mentre trascuro quello che ho accanto.
Non faccio che correre.
Senza guardare fuori dal finestrino nemmeno per un secondo se magari dopo la pioggia sia spuntato l’arcobaleno.

S-B-A-M.

Io mi lamento fingendo di non lamentarmi, e intanto là fuori il mondo capita.
E capitano cose che non mi piacciono, e che evito di osservare, e che commemoro una volta all’anno quando si fa dappertutto così.
Eppure c’è qualcosa che possiamo fare, tutti, per non essere impotenti, per non sentirci inutili, per fare la nostra parte.
Possiamo sperare.

Sperare ogni giorno, sperare tutti i giorni che le cose possano andare meglio.
E diffondere questa speranza intorno a noi.
E contagiare quante più persone possiamo.

Forse non cambierà nulla in questa vita.
Forse neanche in quella di quelli che verranno dopo.
Ma accadrà.
Andrà meglio.
Tanto vale iniziare a crederci adesso.

“In questi momenti non riesco a pensare alla miseria, ma alla bellezza che ancora rimane.
Cerca di trovare la felicità dentro di te, pensa a tutta la bellezza di ogni cosa attorno a te.
E sii felice”.
Annelies Marie Frank

 

 

 

 

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