Regola#139sicuradivoleresseresemprelaprimadellaclasse?

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La ragazzetta raccatta tutto: i bicchieri vuoti, qualche carta, il posacenere del tastierista, che alla sigaretta era piuttosto affezionato…

SICURA DI VOLER ESSERE SEMPRE LA PRIMA DELLA CLASSE?

Metti una sera in pizzeria.
Prendi una ragazzetta di vent’anni, forse ventidue.
Immaginala mentre passa tra i tavoli portando vassoi di birre e pizze fumanti e ha-dell’olio-piccante-per-cortesia-certo-arriva-subito.
Pensa che quella ragazzetta lavora in quella pizzeria tutti i fine settimana già da tre, quattro anni. E’ lei che ormai gestisce la sala, segue le altre colleghe più giovani, fa i conti in cassa quando il titolare non c’è e decide i turni di lavoro.

Osserva quella ragazzetta mentre vive un momento bello della sua vita, spensierato – anche perché di tempo per pensare tra studio-lavoro-lavoro-lavoro-studio-fidanzato ne ha gran poco –  e allegro, perché lavorare in quella pizzeria le piace proprio; anche perché oramai si sente brava.
Proprio brava.
La prima della classe delle cameriere delle pizzerie.

Gentile, spontaneamente gentile.
E zelante, spontaneamente zelante.
Forse troppo.
Perché vedi, a voler essere sempre la prima della classe, a volte si finisce col fare delle cazzate enormi.

Metti una sera in pizzeria con della musica dal vivo, suonata dall’allestimento ridotto di una delle Orchestre da Ballo più famose del Veneto, I Duca D’Este (altresì noti come I-Pooh-Del-Nordest).
Metti che il tastierista è pure l’ex insegnante di musica della ragazzetta affetta da sindrome della prima della classe.

Metti che la serata va benissimo, tanta gente e bella musica.
Metti che a fine serata la ragazzetta ha ormai riordinato tutta la sala, ci sono ancora pochi clienti al bancone del bar; la ragazzetta passa a raccogliere i bicchieri vuoti nella zona della musica.
I musicisti non ci sono, stanno mangiando.

La ragazzetta raccatta tutto: i bicchieri vuoti, qualche carta, il posacenere del tastierista, che alla sigaretta era piuttosto affezionato.
Metti che la ragazzetta ama fare bene il suo lavoro, bene bene.
È la prima della classe delle cameriere, dopotutto.

E allora svuota il posacenere del musicista-prof, e guarda qua quanta cenere! Va’ che roba!
E ci butta dentro un bel po’ di detersivo, e comincia a grattare con la spugnetta verde fatta apposta per grattare via tutto.

Va’ che roba!
Saranno anni che qualcuno non pulisce questo posacenere! Pazzesco.
Per fortuna ci sono io, che faccio bene il mio mestiere perché io faccio tutto bene.

Oh, finalmente vedo il fondo! Va’ che roba! Va’ che lucido!
Gratta un altro po’.

Poi risciacqua il posacenere, e lo asciuga ben bene.
E tutta fiera, con lo sguardo della-secchiona-fin-dal-primo-giorno-di-scuola, corre a portare il posacenere al musicista-prof.

Che sbianca.
La guarda inorridito.
I compagni musicisti Pooh-De-Noialtri se ne accorgono, i loro sguardi che passano da lui, al posacenere, allo sguardo della ragazzetta.
Inorriditi anche i compagni.

Perché quell’anno festeggiavano i trent’anni di carriera; e quel posacenere era il loro portafortuna, e non veniva lavato dal primo concerto che avevano tenuto assieme.

Ehm…scusate, scusate tanto. Pensavo di fare una cosa buona…
E se ne va abbacchiata, ringraziando il cielo di non essere ancora alle medie, perché sicuramente sarebbe stata bocciata in musica per tre anni di fila.

Metti quella sera quella ragazzetta sotto le coperte di camera sua.
Le caviglie un po’ stanche per le ore passate in piedi, la sveglia puntata alle 7 perché deve andare a fare la babysitter fra 5 ore esatte.
Le guance ancora arrossate per quella gaffe enorme, lei, proprio lei che vorrebbe soltanto piacere a tutti, stare simpatica a tutti, o quanto meno, che tutti apprezzassero quanto è brava.

Saper fare bene il suo lavoro, qualunque sia, è il suo dovere, perché quella ragazzetta non ha che questo dalla sua; o almeno così pensa.

Sono una babysitter? Devo farlo bene benissimo.
Sono una cameriera? Devo farlo bene benissimo.
Sono una fidanzata? Devo farlo bene benissimo.
Sono una figlia? Devo farlo bene benissimo.

E a forza di FARE le cose bene benissimo, ti dimentichi di quello che sei.
Ehi, ragazzetta! Calmati. Respira.

Non devi dimostrare a nessuno quanto vali, se non a te stessa. Allora, e solo allora, se ne accorgeranno anche gli altri.

Tanto dentro di te lo sai che il ruolo di prima della classe è solo una copertura, un muro trasparente che ti sei costruita attorno perché hai paura di metterti in gioco davvero, o anche solo di abbassare un po’ la guardia.
Ehi, ragazzetta. Stai tranquilla.
Ci sarà chi ti vorrà bene, chi ti amerà anche un po’, chi ti farà del male, chi ti ignorerà, chi ti passera di fianco senza nemmeno accorgersi di te e chi da anni sta lì in attesa che tu ti accorga di lui.

Ci sarà anche chi ti troverà fastidiosa nel tuo atteggiamento da maestrina, e chi invece capirà che è tutto un bluff, perché in realtà dentro di te vorresti essere ancora alla scuola materna, in quei pomeriggi di inizio primavera quando posavi la testa sul banchetto per riposarti un po’.
O per chiudere gli occhi un minuto e sognare di diventare grande.
Mentre adesso quando chiudi gli occhi vorresti tornare ad essere quella bambina.

Fa parte del pacchetto vita.
Così come tutti i salti o tutti i capitomboli che fai.

E non pensare più a quel posacenere: tanto il fumo qualche anno dopo l’hanno pure vietato nei locali!

 

 

 

 

 

 

 

 

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